“Nell’abbondanza mostro la magnificenza del Creato e con generosità mi metto al Servizio”

Leone

23 Luglio – 23 Agosto

Io sono il Migliore”

Segno: Fuoco, legato all’istinto; Fisso, si colloca al centro della stagione estiva

Governato dal Sole

Parole chiave: Ego, Gioco, Leadership, Gioia, Creazione, Splendore, Carisma, Successo, Orgoglio, Coraggio, Cuore.

…a te Leone do il compito di manifestare la magnificenza del creato. Dovrai percepire la grandezza della mia opera e mostrare agli uomini il suo splendore perché questi, ammirandola, possano ritrovare Me.

Il tuo è un grande compito. Affinché tu lo possa svolgere, ti dono i talenti del potere, della generosità e della sicurezza. Usali con distacco, senza dimenticare che stai celebrando la mia gloria e non la tua.

Non permettere mai che gli ostacoli della presunzione, dell’orgoglio e dell’arroganza ti impediscano di udire la mia voce e di scoprire la scintilla divina che ho riposto nel tuo cuore”.

“La Missione dei Dodici Eroi” Rita Casati

Il Leone è il Quinto Segno dello Zodiaco, è un segno di Fuoco, elemento che ben rappresenta la stagione della piena estate: il mese del Solleone, il momento più caldo dell’anno (per le nostre latitudini, s’intende), in cui generalmente si va in vacanza, è faticoso lavorare, ci si riposa e si ha la forza solo per rinfrescarsi e nutrirsi magari della frutta fresca appena maturata. 

La simbologia naturale legata al Leone infatti è la raccolta dei frutti maturi, la pienezza dello splendore vitale, il Sole, la vita, la luce, nella sua manifestazione più potente: è il momento in cui ci si gode il raccolto, il successo conseguito, la pienezza, l’abbondanza. La soddisfazione ed il merito rischiano di diventare vanto e ostentazione, e l’orgoglio tipico del segno, se da una parte espresso consapevolmente è un giusto riconoscimento di sé e del proprio talento, potere e capacità; se portato all’eccesso diventa uno dei tratti più fastidiosi del segno. Qualora infatti non venga riconosciuto per il suo operato, o per il suo ruolo, il Leone sente l’esigenza di farsi rispettare, di farsi notare, di non passare inosservato. 

Compito del Leone infatti, sovrano, Padre e capo-famiglia, è quello di gestire lo status quo, e possibilmente di mantenere una situazione di abbondanza e di benessereIn questo senso ha una grandissima considerazione di sé (“io sono il migliore di tutti, non ho eguali”), come altrettanto mostra un’attenzione che può diventare paranoica al dissenso o alle forme di protesta e contrasto: convinto che tutti vogliano il suo prestigio e la sua posizione, il Leone non ama i cambiamenti, le rivoluzioni (a meno che non sia lui a guidarle), diventa sospettoso e diffidente con chi non lo asseconda.

La generosità e talvolta la prodigalità, con cui si conquista il favore altrui, riflettono anche la genuina capacità e volontà di divertimento e celebrazione. Domicilio del Sole (di cui la corona, la criniera e l’oro sono rappresentazioni), che rappresenta la coscienza (opposto alla Luna-inconscio), l’energia vitale, il controllo e la padronanza su di sé e sulla propria vita, l’affermazione di sé e del proprio progetto. Anche nelle relazioni potrebbe risultare difficile instaurare un rapporto intimo o di amicizia se “non si è all’altezza delle sue confidenze” o vengono avanzate pretese di totale dedizione. Il partner è selezionato e scelto con grande accuratezza, rappresenta motivo di orgoglio a cui, soprattutto l’uomo, il Leone offre una fedeltà totale quando si tratta della madre dei suoi figli.

Il Leone è concreto, fa affidamento soltanto sulle proprie energie, è un realista centrato su di sé e facilmente portato a dominare o quanto meno ad imporsi più che ad ascoltare i segnali dell’Universo.

La personalità del Leone è generalmente dotata di grande fiducia, ottimismo, integritàonestà e lealtà; realmente dotato di una naturale dote di leadership, si contraddistingue per generosità e istinto paterno di protezione, ma anche di ammonimento e di comando. Fino a quando non acquisisce un’adeguata sicurezza in sé stesso, rischia di porsi al centro dell’attenzione, alla ricerca continua di approvazione, finendo talvolta nella provocazione e affrontando con orgoglio le situazioni per non mostrare un lato debole ed insicuro. La ricerca di fama, successo, approvazione e riconoscimento lo porta ad un continuo miglioramento di sé stesso e ad un’inevitabile frustrazione interiore, che a stento tuttavia riconosce.

Con grande passione e con un temperamento ardente e focoso, il Leone vive ogni esperienza al massimo, mettendoci tutta l’anima ed il cuore, convinto della straordinarietà e dell’unicità dell’impresa. La tendenza ad esagerare in ogni ambito è una delle caratteristiche evidenti di una psiche leonina. Il lato ombra del segno si manifesta nella tendenza alla prevaricazione, all’invasione dello spazio altrui, all’egocentrismo esasperato, ed il calore e la passione possono trasformarsi in ira, sdegno e drammatica offesa della loro dignità: le doti istrioniche d’altra parte non mancano certo al segno, portato per le scene e la ribalta.

Il Leone risulta archetipicamente portato per posizioni di rilievo, di visibilità, responsabilità, comando e gestione. E’ chiamato alla politica anche se, in alcuni casi, si rivela troppo onesto, genuino e di cuore per prestarsi ai giochi di potere, accettandoli mal volentieri e rischiando all’opposto di diventare un tiranno quando accecato dal proprio ruolo ed ego.

Per questo Segno sono indicate sicuramente le professioni di coaching, di formazione motivazionale. Il palcoscenico e le luci della ribalta esercitano un grande richiamo per il Leone, che quindi si sentirà attratto dalle professioni dello spettacolo come il cantante, ballerino, attore ma anche il regista e ovviamente il direttore d’orchestra. Il massimo è vedere riconosciuto pubblicamente il proprio nome, la propria firma, il marchio: nella moda, nell’arte, nella comunicazione, nel branding, nel diritto d’autore questo Segno può trovare ampi spazi di manifestazione.

Il simbolo grafico si rifà alla testa e alla chioma del grande felino africano: in molte culture e tradizioni è un animale simbolo di forza, potenza, regalità, coraggio, rispetto. E’ il tradizionale “Re di tutti gli animali”.


Segno fisso di Fuoco, il Leone si trova in armonia con Ariete e Sagittario, con i quali ha l’aspetto di trigono. Con l’Acquario, è invece in opposizione: l’Acquario, ancor più della Bilancia, annulla l’Ego in favore del collettivo, dell’uguaglianza, della condivisione. Inoltre al contrario del Leone, immobilista e restio ai cambiamenti e alle rivoluzioni, promuove il progresso e l’evoluzione collettiva, mondiale; l’uno controlla le risorse e ne dispone liberamente secondo la sua generosità, l’altro altrettanto dispone ma collettivamente, tramite un consenso a volte lungamente discusso; il Leone si prende meriti e responsabilità, ci mette la faccia, l’ Acquario si mimetizza e confonde nel mucchio, sparisce come individualità. La risoluzione dell’opposizione consiste nel giusto equilibrio tra Ego e collettivo, nella capacità di condividere senza perdere l’individualità, nella forza di volontà e di decisionale che parte da un “Io sensibile all’Altro”. Il conflitto portato alla luce nella vita quotidiana è il riflesso di un conflitto interiorizzato che può nascere dal bisogno più o meno soddisfatto di essere visti e riconosciuti come individui, nell’unicità della singola esistenza.


L’organo chiaramente collegato al segno del Leone è il cuore ed il sistema cardiocircolatorio: vitali, attivi ed instancabili, mettono a dura prova le loro coronarie, con sforzi erculei che spesso lasciano il segno (soprattutto sulla schiena e sulla colonna vertebrale). L’esagerazione dovrebbe lasciar spazio al buon senso, anche nell’alimentazione, che rischia di essere vorace e voluttuosa.

Il Leone mostra un grande rispetto e quasi un culto per il proprio corpo, in particolare per i capelli, che tende a curare quasi maniacalmente: l’immagine fisica di sé, l’aspetto esteriore, l’abbigliamento che lascia notare muscolarità, una presenza ed una fisicità allenata servono più che altro a far rasserenare l’umore, donando autostima.

In Floriterapia, è ottimo per il Segno il Fiore di Bach Heather, rimedio per le persone che si fanno talmente prendere da loro stesse, da non essere più in grado di creare una vera comunicazione con l’esterno ed il prossimo. Sono persone sanguigne, vigorose, piene di energia; si riscontrano casi in cui le tipologie Heather manifestino anche crisi di bulimia. Vivono in uno stato iper-eccitato ansioso per il benessere degli amici e parenti che disperatamente provano con insistenza a correggerli e a portarli sulla loro strada.
Di conseguenza, le persone Heather, soffrono di problemi di cuore, palpitazioni, mal di testa lancinanti, isterie, crisi d’asma, indigestioni, causate sempre da un’ansia emotiva.
Aiuta a sviluppare empatia, altruismo, generosità con comprensione e capacità di ascoltare l’altro.

Sempre dei Fiori di Bach, Vine, il piccolo “Tiranno”, il rimedio per le persone che pensano di sapere cosa è meglio per gli altri e amano esercitare il potere, per chi prova desiderio e ambizione nel dominare gli altri. Dona Saggezza e senso di libertà, compassione, servizio armonico e capacità di guidare senza dominare per far trovare la propria strada al prossimo.

Tra i Fiori Australiani mi piace segnalare Waratah, per la sua azione transpersonale sul corpo fisico, perché il rimedio è stato sperimentato con successo nei reparti di cardiologia di alcuni ospedali brasiliani, anche come coadiuvante per evitare rigetto nei trapianti. Suggerito per il riequilibrio psicosomatico negli stati di debolezza cardiaca e anche come preventivo del glaucoma, di sostegno alla terapia farmacologica. A livello emotivo è ovviamente consigliato qualora si necessiti di richiamare calore, energia vitale, protezione, cooperazione, gioia, fiducia e senso di radicamento, forza, tenacia, coraggio e resistenza. Tutte qualità connesse al -cuore ed al -segno del Leone, che di fatto hanno a che fare con la funzione di questo rimedio, sprigionando tutte le qualità energetiche dell’amore per la vita.

VITE

Nome botanico: Vitis vinifera L.

Famiglia: Vitaceae

Genere: Femminile

Elemento: Terra

Pianeta: Plutone

Poteri: Abbondanza, Magnificenza, Potere, Gentilezza, Dolcezza

L’origine della Vite è antichissima, e diversi ritrovamenti archeologici dimostrano che Vitis vinifera cresceva spontanea già 300.000 anni fa; mentre le tracce più antiche di coltivazione della vite sono state rinvenute sulle rive del Mar Caspio e nella Turchia orientale, in Egitto è attestata intorno al 3.000 a.C. ed era chiamata erpi.

In Grecia, la Vite è associata a Dioniso, figlio illegittimo di Zeus. Il mito narra che Era scatena le ire dei Titani uccidendo Dionisio, per gelosia e vendetta. Ma grazie all’intervento magico della nonna Rea che fece bruciare i sette pezzi del corpo smembrato, fu fatto resuscitare tramite la nascita di una pianta che traeva origine dalle sue ceneri, appunto la Vite. Dioniso, così, divenne il Dio della vite, del vino e del delirio mistico.

Il vino, da lui donato agli uomini, era per i Greci la bevanda che faceva dimenticare gli affanni, che creava gioia nei banchetti, che induceva al canto, all’amore, nonché alla follia e alla violenza e che, nel sacrificio, era strumento di mediazione tra uomini e dei.

La Vite fin dai tempi più antichi è riconosciuta principalmente per il vino, definito “il nettare di-vino”; è la bevanda tra le più diffuse al mondo e seconda solo all’acqua; è conosciuta almeno dai tempi del Diluvio Universale ed è inscritta in tantissimi testi sacri. L’uva è da sempre il simbolo dell’abbondanza, della magnificenza; alimento prezioso di conviviale allegria, non è solo un frutto ma è un forte richiamo al sangue vivificante di Cristo, simbolo di conoscenza iniziatica.

Era usanza in tempi antichi e in alcune tribù, usare il vino come bevanda rituale, perché proprio grazie all’ebrezza che crea si perdono i sensi, facendo perdere la materialità all’individuo e soprattutto il governo della mente, permettendo ad egli di connettersi maggiormente al corpi più sottili e avvicinandosi alla Fonte.

La Vite è una liana “sarmentosa” che necessita di un appoggio cui attorcigliarsi per crescere, ed in questo gesto della pianta si osserva il suo aspetto disarmonico di cui Edward Bach descrive come necessità di imporsi sugli altri. La pianta si presenta come un arbusto ascendente, capace di salire fino a trenta o quaranta metri se lasciata allo stato selvatico, aggrappandosi con viticci a sostegni occasionali o artificiali. Nel gesto della pianta in cui essa si attorciglia all’appoggio che usa per crescere, si evidenzia proprio il bisogno del tipo associato a Vite di controllare, dominare o di imporre la propria volontà, aspetto che condivide con il tipo Leone. Sempre Bach definisce la Vite priva di sensibilità per la sua mancanza di peluria nella foglia (egli si riferiva nello specifico a Vitis vinifera). A seconda della varietà, la foglia può variare di dimensioni e forma, e sono più o meno allargate, allungate, lobate, dentellate con tre o cinque lobi dentati, cordate alla base e provviste di forti piccioli allungati a cirri per aggrapparsi ai sostegni.

Si è abituati a vedere i vigneti in cui la Vite si presenta come singolo tronco sempre ridotta ad un moncone ed è, nel corso dell’anno, sottoposta ad una sorta di “addestramento”, ricorrendo a procedure di potatura e legature, atte a costringerla ad assumere la forma desiderata. In questo gesto si osserva la sua gentilezza nel mettersi al servizio affinché proprio da essa possa emergere al meglio ciò di cui l’uomo necessita.

Il suo gesto di inchinarsi alla volontà dell’uomo è inscritto anche nella Bibbia, tanto che la Vite nell’Antico Testamento è la prima pianta coltivata, e fu proprio per mano di Noè, approdato sul Monte Ararat dopo il Diluvio Universale (Genesi, 9).

Vite è suddivisa in due specie, sylvestris e vinifera, ma sono moltissime le varietà. È una pianta longeva che risente enormemente del terreno in cui vive: predilige quelli sassosi, o sabbiosi e calcarei molto assolati. Più è forte il terreno in cui essa vive, più la pianta è forte; questo aspetto ne definisce, nella tipologia di individuo associato a Vite, l’essere orientati al mondo fisico e materiale, il definirsi molto terreni, che si può esprimere nell’eccessiva sicurezza di sé o orgoglio, come si nota anche nel tipo Leone.

In fitoterapia è utilizzata soprattutto per l’insufficienza venosa cronica, prediligendo le foglie con evidente colorazione rossastra. In gemmoterapia è utilizzata per gli stati infiammatori cronici imperfettamente risolti o riassorbiti; Vitis vinifera è indicata in tutte le affezioni recidivanti con un organotropismo per l’apparato osteoarticolare e cardiovascolare; indicata soprattutto nell’artrosi con osteofitosi e nell’artrite deformante le piccole articolazioni. Si osservi la segnatura della pianta che tende a creare nodosità sul ramo centrale esattamente come le “nodosità” articolari per le quali il rimedio è indicato. È indicato inoltre, per le tonsilliti da streptococchi, nel Morbo di Crohn, nella sarcoidosi; mentre le proprietà dei semi sono rivolte all’apparato vascolare arterioso.

Come rimedio floreale è usato nel soggetto orgoglioso e che tende ad imporsi sugli altri.

Nel fiore si ritrova l’aspetto armonico, nella sua morbidezza e dolce fragranza appare la gentilezza e dolcezza di cuore della Vite; i fiori sono piccoli, verdastri o giallognoli riuniti in infiorescenze grandi a grappolo, ottenuti da millenaria selezione. Il frutto da cui si ricava la bevanda cara anche agli Dei dell’Olimpo, si presenta come acini sferoidali-ellittiche riuniti in grappolo rappresentando una piramide con il cono rivolto verso il basso, a raffigurare attraverso il frutto la discesa dello Spirito sulla Terra.

La Vite indica all’individuo di non perdersi nell’inganno dell’Ego, ma gli ricorda la sua origine divina. Per cui consiglia di vivere i propri talenti con gioia, passione, divertimento perché uno dei corpi che definisce l’individuo come personalità, necessità della materialità; al tempo stesso, di sperimentare la generosità riconoscendo di essere al Servizio della Fonte.

Il rito!

Per il Leone non è sufficiente, come per il Cancro, sognare le sue emozioni, lui ha bisogno di rappresentarle chiaramente, alla luce del Sole che è il suo simbolo. Il Leone deve creare il suo palcoscenico essere l’attore della sua stessa coscienza. Nello specchio della coscienza appaiono molte parti da recitare, molti personaggi a cui dare voce.

Almeno una volta al giorno, per qualche minuto, dai voce ad una delle tue emozioni, lasciala parlare, prendi le sue parti e osserva che parte di te chiede di essere vista, interpretata e portata alla luce. Concediti di essere un bravissimo attore, ad alta voce quando quell’emozione è forte. Ascolta la tua voce, lasciala esprimere.

Tu sei il regista, l’osservatore imparziale di questa rappresentazione e ovviamente l’attore.

Concediti di assistere anche alla catarsi e alla purificazione di quella emozione, sii grato per la sua manifestazione, non identificarti con quella parte, lascia che si esprima con vigore, divertiti con essa e poi lasciala andare.

Social Share Buttons and Icons powered by Ultimatelysocial